martedì 19 dicembre 2017

Il vortice dei ricordi di Rudy Salvagnini

Posso annunciare con piacere che è uscito il mio primo romanzo. Si intitola Il vortice dei ricordi (Alcheringa Edizioni, 280 pagg., € 13) ed è un romanzo di fantascienza per ragazzi. Ne parlerò più diffusamente nei prossimi giorni, ma intanto posso anticipare quanto è scritto sul retrocopertina per presentare il libro:

"Roby è un ragazzino vivace che ama giocare a calcio e leggere fumetti. Gli piace anche crearli: Capitan Equità è il suo personaggio preferito, un super eroe così potente che le sue imprese sono regolate da un comitato etico. La sua vita scorre tranquilla tra qualche patema scolastico e i pomeriggi a scorrazzare con gli amici. Improvvisamente però si rende conto che intorno a lui le persone stanno perdendo la memoria. La prof si dimentica dell’interrogazione del giorno prima, la vicina di aver cambiato auto, un anziano brontolone di chiudere il rubinetto dell’acqua di casa. Piccole cose, ma sempre più frequenti. Roby è preoccupato, ma non sa come affrontare la situazione. L’incontro, solo apparentemente fortuito, con Zara, una strana ragazzina, lo porta a scoprire l’origine del problema, ma non (ancora) il suo perché. Zara gli spiega che quello è solo l’inizio e che se non intervengono per il mondo sarà una catastrofe globale. Ma come possono due ragazzini impedire un disastro del genere e bloccare il fantascientifico vortice che sta risucchiando tutti i ricordi?"

Incuriositi? Dovreste esserlo, perbacco. Naturalmente il mistero si infittisce un bel po' e di cose ne succedono parecchie. L'idea era quella di fare una storia forte con parecchie digressioni divertenti (Capitan Equità, cui si accenna sopra, è una di queste). Spero che questo romanzo possa interessare anche chi, nel corso degli anni, ha letto le mie storie a fumetti: questa, datemi retta, è anche meglio. Come ha detto Bob Dylan in una certa occasione nelle Hawaii: "This one's got all that stuff in it. It's got all that and more". Nei prossimi giorni e settimane avrò modo di tornare sull'argomento. Per intanto vorrei far notare che non capita tutti i giorni di poter leggere un mio romanzo. Anzi, non era mai capitato, perciò sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire l'occasione.

La copertina è di Nicola Pasquetto e il retrocopertina è di Stefano Intini. Notevoli entrambe e non c'era da aspettarsi di meno visti gli artisti coinvolti.

Il libro è disponibile, per esempio, qui, sul sito della casa editrice e ordinabile ovunque, se non presente. Cercherò di essere più preciso nei prossimi giorni.

lunedì 11 dicembre 2017

Week-end un uomo e una donna da sabato a domenica

Dopo ben oltre 30 anni ho rivisto Weekend di Jean-Luc Godard - in una vecchia videocassetta General Video comperata un sacco di anni fa e rimasta ancora cellofanata - e mi sono ricordato perché mi piaceva così tanto Godard. Non che me lo fossi dimenticato, ma si fa per dire. Neanche all'epoca prendevo troppo sul serio le sue posizioni politiche. Per come le presentava mi pareva evidente che le prendesse in giro mentre le esponeva e prendesse in giro se stesso e soprattutto gli spettatori. Ma mi interessava molto il suo lavoro sul linguaggio cinematografico: in questo è stato un profondo innovatore, portatore di uno sguardo fresco e nuovo. Capace di rivoluzionare il linguaggio e le regole lasciando un segno profondo su moltissimo cinema successivo. Capace di essere un vero rivoluzionario proprio perché profondo conoscitore delle regole e capace di infrangerle consapevolmente. In Weekend - che considero il suo miglior film - ci sono momenti di eccezionale bellezza, su tutti la spettacolare carrellata sulle macchine incidentate che dura una vita e fa trattenere il fiato da quanto è bella. Per non parlare della telefonata cantata di Jean-Pierre Leaud, che a distanza di tutti questi anni non mi ero mai dimenticato. E comunque, non solo forma. Il ritratto del tremendo declino di una civiltà occidentale che si autodistrugge tra litigi, avidità, indifferenza ed egoismo è tuttora attuale e terribile.

A chi non lo ha ancora visto consiglio di colmare subito questa lacuna, non se ne pentirà. La prima volta che l'ho visto - nell'ambito di una rassegna godardiana su TV Capodistria (mitica!) curata se non sbaglio da Enrico Ghezzi - è stata una rivelazione. Poi l'ho rivisto in un'altra rassegna godardiana, stavolta in sala, organizzata dal Centro Universitario Cinematografico della mia città ed è stata una conferma. Insomma, a guardarlo e riguardarlo non si sbaglia mai.