mercoledì 30 novembre 2016

Il cinema dell’eccesso vol. 2: cosa c’è dentro. Cap. 6 Teruo Ishii

Il sesto capitolo del mio libro Il cinema dell’eccesso vol. 2 - Stati Uniti e resto del mondo (Crac edizioni) è dedicato a un regista giapponese dei più particolari, Teruo Ishii. Tra gli autori che ho esaminato nel libro è di sicuro uno tra i più affascinanti, capace di cose incredibili e di film assolutamente unici.

Cresciuto all’interno del rigido sistema produttivo giapponese si è fatto le ossa con dei noir sempre più atipici e con dei bizzarri film di super eroi (Spaceman contro i vampiri e I satelliti contro la Terra, per esempio) che appartengono al regno delle stranezze assolute. Poi è stato capace di creare una serie carceraria (almeno all’inizio) di enorme successo in Giappone (Abashiri bangaichi) nella quale ha fatto vedere delle qualità registiche innegabili e delle doti inventive di rara brillantezza. Sempre desideroso di cambiare e di cimentarsi con i limiti dell’apparato produttivo, Ishii si è poi dedicato a film estremi che anche adesso sono in grado di sorprendere, con al centro vicende truci e selvagge ambientate in quello che si può definire il Medio Evo giapponese. Con effetti speciali rudimentali, ma efficaci, Ishii ha tracciato un solco poi seguito da molti, quello del cinema della tortura: l’ha fatto senza particolare condivisione spirituale, ma con il desiderio di fare comunque del suo meglio. Riuscendoci.

I successi commerciali gli hanno permesso di dedicarsi a progetti più personali come il suo capolavoro assoluto, Horrors of Malformed Men, tratto dall’opera di Edogawa Rampo, scrittore del mistero e dell’orrore giapponese (che aveva assunto uno pseudonimo che foneticamente richiamava il nome di Edgar Allan Poe, il suo nume tutelare). Il film è un turbinoso insieme di bizzarria, inventiva, orrori malsani e tortuosi deliri psicologici: assolutamente da vedere. Purtroppo, è anche un insuccesso commerciale che si ripercuote un po’ sulla carriera di Ishii, costretto a dedicarsi anche a progetti meno personali. La sua carriera successiva comprende però capolavori come Bohachi Bushido, mirabile sinfonia di morte ed erotismo incentrata sulla ieratica figura di un samurai interpretato dal grande Tetsuro Tamba. 





 

Dopo uno iato ultradecennale, Ishii, anziano ma mai domo, ritornò alla regia con una serie di film a basso budget totalmente liberi, spesso tratti dai manga, con esiti alterni, ma di notevole interesse. Nel corposo capitolo a lui dedicato ho cercato di tracciare nel dettaglio la sua incredibile e lunga carriera: meno celebrato di altri registi giapponesi, è però uno degli autori più interessanti provenienti da quella cinematografia. Se non tutto quello che ha fatto è eccellente, quasi tutto è godibile, molto è notevole e parecchio è imperdibile.

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