martedì 20 settembre 2016

Il cinema dell’eccesso vol. 2: cosa c’è dentro. Cap. 4 René Cardona



Il quarto capitolo del mio libro Il cinema dell’eccesso vol. 2 - Stati Uniti e resto del mondo (Crac edizioni) ci porta in Messico, una nazione dalla notevole e variegata produzione cinematografica, articolata su diversi generi, ma nota internazionalmente soprattutto per le sue cose più strane e bizzarre. Se colonne portanti del cinema messicano sono i melodrammi, le commedie e i film musicali, non c’è dubbio che gli horror e i film sui lottatori mascherati sono le pellicole che più hanno colpito il pubblico occidentale. Ebbene René Cardona si è cinemntato in ognuno di questi generi (melodrammi compresi) e in altri ancora, sempre con un’efficienza e uno stile rimarchevoli. Inoltre, era pure un ottimo attore e sotto questa veste ha girato una notevole quantità di film. Insomma, c’è molto da scoprire su di lui, per chi abbia voglia di farlo.

Nel libro cerco di seguire la sua carriera dagli inizi con alcune simpatiche commedie dopo essere espatriato da Cuba sino al consolidarsi della sua carriera, dando conto del suo incontro con alcuni tra gli attori simbolo del cinema messicano, come Antonio Aguilar e Pedro Infante e dei suoi bizzarrissimi film per ragazzi, come il suo Santa Claus (che va visto per credere davvero che sia stato fatto) o Joselito in America.

Ma, certo, i film per i quali Cardona è maggiormente ricordato sono quelli con le lottatrici mascherate e quelli con Santo, el enmascarado de plata, l’eroe un po’ panzuto, ma sommamente atletico, che ha dominato per decenni il cinema fantastico messicano in decine di film scatenati nei quali interpretava sostanzialmente se stesso, un wrestler che non si toglieva mai la maschera, ma proprio mai. Cardona li ha sempre diretti con pacata parsimonia di enfasi, dando rigore e anche eleganza, se si vuole, a un contesto del tutto sopra le righe. I titoli sono molti - tra i migliori Operacion 67 con i suoi discreti tocchi di erotismo e Santo e il tesoro di Dracula, accompagnato dalla sua versione erotica - e sono tutti degni di riscoperta e di analisi perché sono un viaggio nell’insolito e nell’incredibile.







Ancora più interessanti sono i film sulle lottatrici mascherate: il ciclo è più breve, ma contiene delle vere gemme e comprende anche, a latere, lo psychotronico per eccellenza, Korang la terrificante bestia umana, vero e proprio capolavoro dell’assurdo e dello sleaze. Quando l’ho visto la prima volta, in un piccolo cinema della mia città qualcosa come oltre 40 anni fa, non ci volevo credere: raccontato con la massima serietà, ma assolutamente insensato, è un film scoppiettante e nello stesso tempo così pieno di luoghi comuni da esserne in sostanza privo.

Non è che tutti i film di Cardona siano dei capolavori, è più probabile che nessuno lo sia, ma se si vuole vedere qualcosa di diverso, non si può trasacurare la sua opera, tutt’altro che tirata via. Se non altro, penso che questo capitolo del libro possa essere un’utile guida alla sua riscoperta, con la consapevolezza che non sono film che possono piacere a tutti (se mai ce ne sono).

Qui sopra un impagabile Santo in giacca e cravatta da Operacion 67.

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