martedì 19 gennaio 2010

Greasepaint and Gore - The Hammer Monsters of Roy Ashton


Roy Ashton (1909-1995) è stato il responsabile del trucco della Hammer negli anni di maggior successo (grosso modo dal ‘58 al ‘66), prendendo il testimone da Phil Leakey (1908-1992), che per primo se n’era occupato agli esordi nell’horror della casa britannica. Assistente di Leakey in Dracula il vampiro, Ashton ha cominciato a emergere con La mummia, per il quale ha ideato l’efficacissimo make-up del “mostro” omonimo, interpretato da Christopher Lee.

Greasepaint and Gore - The Hammer Monsters of Roy Ashton è un libro che gli rende omaggio, scritto da Bruce Sachs e Russell Wall e pubblicato dall’inglese Tomahawk Press. Composto dalla precisa giustapposizione di scritti, principalmente di Ashton stesso, e dichiarazioni della moglie e di attori, produttori e registi che con Ashton hanno lavorato, il volume è altamente raccomandabile sia perché tratta un argomento - il make-up cinematografico - poco affrontato sia perché è fatto molto bene, basandosi su fonti dirette e originali.

Ashton si dilunga a raccontare non solo di sé e dell’industria cinematografica britannica - nella quale, proveniente dall’Australia, è entrato negli anni '30 - ma anche del modo in cui ha realizzato i suoi make-up, entrando spesso nei dettagli tecnici, affascinanti per il lettore occasionale e utili per chi volesse imparare qualcosa di pratico. Non si sa mai, saper trasformare qualcuno in una mummia o in Mr. Hyde può sempre tornare utile. La parte iconografica è imponente: molte rare fotografie e, soprattutto, moltissimi disegni preparatori di Ashton, pubblicati per la prima volta.

La mummia, il licantropo di L’implacabile condanna, gli zombie di La lunga notte dell’orrore, la donna rettile di La morte arriva strisciando, i vampiri di Il mistero del castello e molti altri emergono così non solo nelle realizzazioni finali, ma anche negli studi che a quelle hanno portato.

Non mancano i retroscena curiosi e a volte un po’ amari, soprattutto riguardanti i casi in cui i trucchi non sono venuti bene come Ashton avrebbe desiderato e la colpa del risultato finale è stata erroneamente attribuita a lui anziché alla produzione che aveva voluto soluzioni diverse. Esempi in questo senso sono Il fantasma dell’Opera e soprattutto Lo sguardo che uccide, la cui Gorgone finale - oggetto di grasse risate al suo apparire sugli schermi di tutto il mondo - avrebbe dovuto, nelle intenzioni di Ashton, essere del tutto diversa (e di fatto non è stato lui a occuparsi dei terribili serpenti). Ma, come rileva lo stesso Ashton, un truccatore, anche se magari ha delle idee diverse e migliori, è tenuto a dare ciò che la produzione richiede.

Fatto poco noto è poi che Ashton è stato anche cantante lirico professionista per vari anni e che sarebbe stata quella la sua occupazione preferita: per consolarsi ingaggiava lussureggianti duelli canori, al trucco, con Christopher Lee, altro appassionato melomane. Proprio con Lee e Peter Cushing si era sviluppata una cordiale amicizia, cosa rara, viene rilevato, perché di solito gli attori - divi per eccellenza - non familiarizzano con i truccatori.

Un elemento di riflessione è che sia Leakey sia Ashton hanno finito con l’abbandonare la Hammer per motivi economici, per lo scarso riscontro concreto (e non solo) che la produzione dava alla loro opera. Niente di nuovo sotto il sole o, se preferite un altro luogo comune, tutto il mondo è paese.

L’introduzione è del grande Peter Cushing. 168 pagine, grande formato, edizione impeccabile, in parte (piccola) a colori: da leggere e da avere (non necessariamente in quest'ordine), è il ritratto di un grande maestro e un ulteriore importante tassello della storia della Hammer. D’accordo, è in inglese, ma foto e illustrazioni valgono da soli il prezzo.

Oggi, con gli effetti speciali digitali, l'importanza del make-up sembra essere diminuita, ma la fisicità del trucco "vero" mantiene secondo me un fascino che spesso il digitale - talvolta troppo cartoonesco - non ha.

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