mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale e Pari Opportunità


Per augurare a tutti un Buon Natale inserisco qui sopra una vignetta scritta da me e disegnata dall'imperituro Stefano Intini, per un'applicazione senza limiti delle pari opportunità.

sabato 19 dicembre 2009

Flani (2): La notte della lunga paura


Come promesso, ecco un altro flano della mia “collezione”. La scansione è leggermente obliqua, ma la circostanza le dona un che di espressionistico che non fa male (e soprattutto non avevo voglia di rifarla).

La notte della lunga paura è il film sui coniglioni assassini, indimenticabile per molti versi. Quello che ne penso lo trovate sul Dizionario dei film horror.

Il flano è simpatico e conferisce un senso di minaccia che il film, be’ insomma...

Il manifesto era ancora meglio, sulla stessa linea: anche quello fa parte della mia collezione il cui formarsi risale al periodo in cui saccheggiavo a basso costo i negozi specializzati che vendevano materiale pubblicitario agli esercenti. Adesso quei negozi non ci sono praticamente più e anche gli esercenti sono molto meno. Ma non pensiamo al passato.

Da notare nel flano l’uso, allora molto consueto, del termine - poco corretto linguisticamente - ‘thrilling’ in luogo di ‘thriller’. E dopo questa sottile riflessione, vi rimando al prossimo flano. Nel frattempo, se volete, cercate di vedere La notte della lunga paura, un film di questi tempi piuttosto elusivo.

giovedì 17 dicembre 2009

Rosco & Sonny e il techno-ispettore


Nel numero 51-52 de Il Giornalino attualmente in edicola c'è un'avventura di Rosco e Sonny, la serie creata da Claudio Nizzi e Giancarlo Alessandrini per la quale scrivo i testi dal 1990. Il titolo della storia è Il techno-ispettore ed è ambientata in una grande convention di fumetti. I disegni, magistrali come sempre, sono di Rodolfo Torti. Buona lettura.

lunedì 14 dicembre 2009

Horror Frames: Blood: The Last Vampire


Nuovo appuntamento con la rubrica Horror Frames che scrivo per il sito MYmovies. Stavolta l'oggetto principale è il film Blood: The Last Vampire. Se volete leggere cosa penso del film non avete che da andare qui.

Due parole sull'interprete principale, che adesso si fa chiamare Gianna Jun (anzi, solo Gianna nei titoli di testa del film), ma che una volta era nota come Jeon Ji-hyun. La scelta di un nome internazionale non è insolita per gli attori asiatici: quelli di Hong Kong ne hanno fatto quasi una regola. Più insolite sono le scelte di carriera di questa ottima attrice coreana che sembra privilegiare la varietà dei ruoli a discapito talvolta di una lineare progressione verso un consolidamento del successo.

Quando l'ho vista per la prima volta, mi aveva molto impressionato. Anzi, di più. La sua presenza e la sua interpretazione in My Sassy Girl (2001) mi erano sembrate straordinarie. Il film - una devastante commedia sentimentale - è assolutamente da vedere e lei lo caratterizzava in modo unico. Il successo è stato enorme e naturalmente gli americani ne hanno fatto un remake che, altrettanto naturalmente, ne è stato la pallida ombra: My Sassy Girl (2008) con Elisha Cuthbert.

Successivamente, ho recuperato Il mare (il titolo è in italiano anche nella versione internazionale, per un motivo che è spiegato nel film) del 2000, un curiosissimo melodramma fantascientifico su una coppia perdutamente innamorata senza mai conoscersi perché vive nello stesso luogo in momenti diversi. Naturalmente anche questo è stato rifatto negli Stati Uniti: in questo caso il titolo italiano del remake (La casa sul lago del tempo) è didascalico a dir poco.

Poi, Gianna Jun ha interpretato il serissimo ruolo da protagonista nel funereo e interessante horror The Uninvited. A seguire una commedia brillante - Windstruck - record d'incassi in Corea. Poi un film drammatico, Daisy, e una bizzarra commedia, Superman ieotdeon sanai, prima dell'esordio internazionale di Blood: The Last Vampire, in un ruolo laconico e iconico.

Quindi, pochi film e tutti diversi tra loro, con ruoli agli antipodi: dalla ragazza sbarazzina e impertinente alla vampira ammazzademoni. Vedremo in futuro. Per intanto, recuperate il passato, se non lo conoscete già.

venerdì 11 dicembre 2009

Shirley Eaton a fumetti



Per quanto oggi possa sembrare difficile crederlo, c’è stato un tempo in cui in Gran Bretagna si pubblicavano fumetti e anche parecchi e di ogni genere. Tra questi, mi è capitato di vederne uno che mi ha incuriosito. Si tratta di una strenna annuale di un settimanale. Il settimanale si chiamava T.V. Fun e la strenna annuale si chiamava, guarda un po’, T.V. Fun Annual. Quello che ho visto io è del 1957, il primo.

Come si intuisce dal titolo, la rivista (nonché l’annuale) era strettamente legata alla televisione, nel senso che pubblicava fumetti, racconti illustrati e curiosità varie riguardanti i programmi televisivi e i loro personaggi.

Tra i tanti - spesso interessanti e ben disegnati, avventurosi e comici - ne segnalo uno in particolare perché ha per protagonista Shirley Eaton: un personaggio a fumetti, cioè, ricalcato su Shirley Eaton e chiamato come lei.

Ma chi è Shirley Eaton? Molti la ricorderanno - se non per nome - almeno per uno dei ruoli che ha interpretato, quello che l’ha resa famosa: Shirley Eaton era la ragazza dipinta letalmente d’oro nel film Agente 007 Missione Goldfinger (1964) della serie dedicata a James Bond, 007. In quel film, è indimenticabile, sia per il ruolo particolare sia per la presenza. C’è però molto altro nella sua carriera.

Nata il 12 gennaio 1937, Shirley Eaton ha debuttato in televisione nel 1951 e ha frequentato il piccolo schermo con regolarità per tutto il decennio. Contemporaneamente, ha preso parte a diversi film per la Rank, prevalentemente commedie, tra cui alcuni della serie del Dottore che aveva per protagonista Dirk Bogarde prima che diventasse “impegnato”: Dottore a spasso (1957) è uno tra questi. Un’altra commedia di successo in cui ha una discreta parte è La verità... quasi nuda (1957) di Mario Zampi. Dopo l’exploit di Goldfinger, la sua carriera ha conosciuto un momento di picco, con il passaggio a parti più drammatiche come in Dieci piccoli indiani (1965) di George Pollock da Agatha Christie.

Passato il picco, è subito arrivata l’exploitation con il ruolo da protagonista in The Million Eyes of Sumuru (1967) di Lindsay Shonteff, in cui Shirley Eaton è la malvagia Sumuru - creata da Sax Rohmer, inventore di Fu Manchu - intenta a realizzare un intricato piano per eliminare gli uomini e instaurare un dominio femminista. Il film è terribile, ma il cast è estremamente bizzarro e interessante: oltre alla Eaton, ci sono Klaus Kinski, Frankie Avalon, George Nader, Wilfrid Hyde-White e Maria Rohm, moglie del produttore Harry Allan Towers (che difatti produce il film).

Gli ultimi due film di Shirley Eaton sono di Jesus Franco: una partecipazione a The Blood of Fu Manchu (1968) e il ruolo di protagonista nel nuovo film di Sumuru, Le labbra proibite di Sumurù (1969).

Dopo quello che sicuramente non può essere considerato un crescendo finale, Shirley Eaton abbandona senza rimpianti il cinema e si dedica alla famiglia. Qualche anno fa ha scritto un’autobiografia non a caso intitolata Golden Girl.

Il fumetto, di cui qui sopra vi presento le prime vignette, è simpatico: una sorta di comica finale con la biondissima Shirley Eaton a fare la svampita furbacchiona. L’altra illustrazione è la copertina dell’annuale, con l’attrice in evidenza assieme a due comici dell’epoca (Terry Scott e Bill Maynard). I tre hanno collaborato nella serie Tv Great Scott, It’s Maynard nel 1955 e nel 1956. Terry Scott (1927-1994) è stata una presenza ricorrente nella lunghissima e fortunatissima serie comica Carry On. Bill Maynard (1928) ha una vasta video-filmografia, comprendente anche lui varie partecipazioni a Carry On.

giovedì 10 dicembre 2009

Jennifer's Body


Chi vuole leggere la mia recensione di Jennifer's Body, non ha che da andare qui, sul sito di MYmovies. Buona lettura.

martedì 8 dicembre 2009

Paul Naschy (6 settembre 1934 - 30 novembre 2009)


Qualche giorno fa, Paul Naschy - all’anagrafe, come si dice in questi casi, Jacinto Molina - se n’è andato. Campione di sollevamento pesi, poi attore, sceneggiatore e regista specializzato in horror, ha combattuto per portare avanti la propria visione cinematografica contro ogni probabilità riuscendo nel ritagliarsi uno spazio importante nella storia del genere.

Ricordo che quando, molti anni fa, andavo a vedere i suoi film quando uscivano al cinema qui in Italia, mi sembravano invariabilmente delle povere imitazioni dei film di genere angloamericani. La mia impressione era in genere condivisa dalla critica generalista che, anzi, era ancora più feroce nelle stroncature, quando si prendeva la briga di andare a vedere i film. Per una volta, la critica specializzata non era più favorevole.

Eppure, con l’andar del tempo, ho visto i suoi film sotto un’altra luce. Non che mi siano sembrati dei capolavori, ma non era possibile non scorgere la ferma determinazione di fare il massimo possibile che sottendeva a essi. Le necessità commerciali exploitative spesso giocavano contro la qualità, ma li spingevano fortemente verso i lidi del so bad it’s good. Nell’insieme, però, erano film che necessitavano una complessiva rivalutazione, cioè di un riesame.

Limitandomi ai film che Naschy - che come regista non a caso si firmava col suo vero nome - ha diretto, gli ho dedicato una puntata della mia serie sull’exploitation pubblicata su Segnocinema: Paul Naschy: il licantropo che volle farsi re (Segnocinema 141/2006). Dove il regno di cui aveva voluto diventare re era quello dell’horror spagnolo, un regno sostanzialmente da inventare e di cui lui aveva favorito in modo decisivo la creazione.

Guardando i film in cui Naschy/Molina era stato anche regista è facile cogliere l’assoluta non banalità delle tematiche e del modo di rappresentarle. Sono forse questi i film con i quali è meglio ricordarlo. Film spesso molto riusciti ed estremamente vari: l’horror filosofico di El caminante, quello storico di Inquisicion, il cupo thriller in costume El huerto del francés, l’entrata horror-fantasy nel ciclo del licantropo La bestia y la espada magica, la commedia sociale di Madrid al desnudo, l’incrocio tra generi di El carnaval de las bestias e molti altri ancora. Un corpus autoriale non trascurabile e che rivela una forte e interessante personalità.

Ma Naschy è stato anche e forse soprattutto un’icona, quella di un horror iberico un po’ cheap e però spavaldo. Ha interpretato una congrua serie di mostri, forse più di qualunque altro attore, ma resterà sempre - un po’ come Lon Chaney jr, la sua ispirazione - il licantropo interpretato in una lunga serie di film, a partire da Le notti di Satana.

Ultimamente, aveva conosciuto un certo ritorno di interesse e aveva partecipato come attore, tra gli altri, a diversi horror spagnoli, tra cui si possono ricordare almeno il simpatico Mucha sangre, lo slasher School Killer e l’interessante Rojo sangre. Aveva quindi potuto vedere la rinascita di quell’horror spagnolo che sembrava defunto per sempre e che, invece, era tornato a vivere, sebbene del tutto diverso da quello dei “suoi” anni ‘70.

Una lettura consigliata è l’autobiografia di Naschy. L’edizione inglese è intitolata Memoirs of a Wolfman. Si legge volentieri, è ricca di aneddoti interessanti e getta una luce di comprensione sull’uomo Jacinto Molina. Leggerla, oltre che vedere i suoi film, è il modo migliore per ricordarlo.

Nella foto qui sopra, Naschy nella parte del suo personaggio simbolo, il licantropo Waldemar Daninsky, nel film La bestia y la espada magica.

Il cinema di Bob Dylan in Cineforum



Nel numero 488, attualmente in libreria, della storica e gloriosa Cineforum - rivista diretta da Adriano Piccardi ed edita dalla Federazione Italiana Cineforum - è recensito il mio libro Il cinema di Bob Dylan. La recensione è di Adriano Piccardi, che ringrazio per l’attenzione.

Normalmente, non commento le recensioni che mi riguardano, per ovvi motivi: non è il caso di interferire con il libero esercizio della funzione critica. Non posso però in questo caso evitare di dire che questa recensione mi ha fatto molto piacere non solo perché è positiva, ma anche e soprattutto perché l’autore ha colto con precisione lo spirito e gli scopi del libro.

Qui sopra una scansione della recensione, sperando di non infrangere alcun copyright.

venerdì 4 dicembre 2009

Horror Frames: Sheitan


Nuovo appuntamento, il terzo, con la rubrica Horror Frames che scrivo per il sito MYmovies. Questa volta, nell'ambito di un breve excursus sul nuovo horror francese, si parla di Sheitan, interessante esordio nel lungometraggio per Kim Chapiron, interpretato da uno straripante Vincent Cassel. Se volete leggere la rubrica, andate qui. E buona lettura.
La foto qui sopra appartiene alla fase bucolica del film. Che dura molto, ma molto poco.