lunedì 19 ottobre 2009

Solamente nero


Nel marzo del 1978 (o forse era febbraio, è passato un po’ di tempo), sono stato per un giorno intero sul set di Solamente nero, a Murano. Allora il film era ancora intitolato, provvisoriamente, Dietro l’angolo il terrore, con ironico riferimento alla classica domanda che in quel periodo Maurizio Costanzo faceva agli ospiti nel suo pionieristico talk-show Bontà loro.

Avevo saputo delle riprese in corso on location dal gentilissimo Erwin Wetzl, che mi aveva fatto avere l’accesso al set e che in quel film ricopriva - come nel precedente film di Antonio Bido, Il gatto dagli occhi di giada, parzialmente girato a Padova - il ruolo di aiuto regista. Conoscevo Wetzl perché era una delle colonne del Cineclub Padova, che supportava i film a passo ridotto (il super8, in particolare) e organizzava annualmente il Gattamelata d’Oro, un concorso dedicato proprio a quel genere di pellicole. Un paio d’anni dopo avrei partecipato al concorso ottenendo il prestigioso Sigillo di Bronzo per un film che si chiamava Il canonico del bufalo parla davvero con la Madonna e la vede spesso, realizzato assieme a mio fratello Massimo. Be’, non so se il Sigillo era davvero prestigioso, ma di certo pesa parecchio (non era il primo premio e neanche il secondo o il terzo: credo che fosse un premio per la stranezza del film, più o meno. O magari l'hanno dato a tutti i partecipanti: alla premiazione non c'ero, ero militare). Io, comunque, con i film super8 non sono andato da nessuna parte, mentre - e qui torniamo a bomba ponendo termine a questa digressione proprio quando pensavate che me ne fossi andato per la tangente - Antonio Bido si è formato proprio con i film a passo ridotto, ottenendo subito premi importanti e ponendo le basi per la sua successiva carriera professionale.

Torniamo al 1978. Sono andato sul set per conto del Mattino di Padova, un quotidiano che ancora non esisteva, ma sarebbe esistito di lì a poco (ed esiste ancora, pensate un po’, vivo e vegeto dopo tutti questi anni). Saputo del film, infatti, avevo proposto il servizio al redattore degli spettacoli e mi ero fiondato sull’occasione.

Ho intervistato praticamente tutti: da Bido a Wetzl, da Capolicchio a Stefania Casini, a Emilio Delle Piane, Mario Vulpiani, Carlo Leva e così via. Craig Hill, invece, purtroppo non l’ho intervistato perché credo che quel giorno non ci fosse. Di gran parte delle interviste conservo ancora l’audiocassetta che un giorno prima o poi sbobinerò (come si dice) per farne un servizio sui vecchi tempi. Non che non le abbia usate, però, le interviste. Al giornale infatti presentai una serie di pezzi e loro, non casualmente, scelsero di pubblicare l’intervista a Stefania Casini che comparve proprio sul primo numero del quotidiano, qualche giorno dopo.

Con me c’era l’incontestabile Danilo De Faveri, autore di un bel numero di foto, alcune delle quali sono state pubblicate sul Mattino di Padova, mentre una - inedita - la trovate qui sopra. Ce ne sono molte altre, da riservare a future occasioni. Nella foto qui sopra sono riconoscibili Antonio Bido (con berretto di lana e sciarpone felliniano), Stefania Casini, Lino Capolicchio e, sulla porta dell'osteria, Erwin Wetzl.

Di quel film - che ho sempre ritenuto decisamente superiore al pur pregevole Il gatto dagli occhi di giada - mi aveva particolarmente colpito sin da quando ero sul set la scelta dell’ambientazione, volutamente non nella già allora sin troppo usata Venezia, ma nella più quietamente inquietante e insolita Murano. Sul set si respirava un’aria positiva, molto collaborativa, una bella atmosfera. Non so se sia per questo che ne è venuto fuori un bel film, ma di sicuro credo che abbia aiutato.

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